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punto di vista e svista

Ellis Island. Storie di italiani d’America

Emigranti d'Italia‘Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa… e la vedeva. È una cosa difficile da capire. Voglio dire… Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi… Eppure c’era sempre uno, uno solo, uno che per primo… la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte… magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni… alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare… e la vedeva.
Allora si inchiodava, lì dov’era, gli partiva il cuore a mille e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava: L’America’. Novecento, Alessandro Baricco.

La Casa della Memoria e della Storia questo freddo inverno ha presentato ‘Ellis Island: italiani d’America’. Mostra, convegno, occasione per ricordare: ‘partire’, ‘arrivare’ e ‘vivere in America’ hanno scandito le grandi tappe del migrante, che con una valigia di legno coperta di carte bollate e timbri, la miseria e il sogno della speranza, si affaccia dal metallo della nave per vedere un futuro sconosciuto. ‘Ellis Island: italiani d’America’ nasce da un’idea di Nino di Paolo in collaborazione con il Museo dell’Emigrazione di Cansano, presso L’Aquila. Una piccola raccolta di foto, un filo di voce che accompagna cantando il nostro sguardo rievocano una storia che fa parte della nostra memoria collettiva. Italiani, popolo di migranti. In ogni epoca ci siamo spostati tessendo i fili di una storia spesso dimentica e che eppure ci rende ciò che siamo.

In the heart of Rome there is Trastevere. And in the heart of Trastevere you will find la Casa della memoria e della Storia, a history research centre. We cannot know our identity without knowing our past, this is the proposal and the goal. This winter the museum presented ‘Ellis Island: italiani d’America’. Ellis Island, the place where boats from Europe stopped in America. Ellis Island, the place where people traveling on the ocean arrive in America, full of poverty and big dreams. And they stopped there for a long moment. The exhibition, small and really full of atmosphere, has been an occasion to remember. Italians, people of migrations, in every times. Because our history makes the people we are.

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SPACE FOOD: A PRANZO NELLO SPAZIO

Credete che il nyotaimori sia la nuova moda in fatto di cibarie?

Illusi. La celebre donnina-tovaglia (a volte anche uomo, lettrici non preoccupatevi) ricoperta di sushi e salsine per mangiare zigzagando tra piacevoli curve è già out. Lanciata in America è arrivata in qualche ristorante milanese brioso per le novità, ma già si preannuncia un nuovo food style, sempre dall’America of course.

Space-food. Perché non andare in orbita per un pranzo?

L’America patria dei fast food lancia il cibo nello spazio. O meglio porta i piatti dallo spazio. Ed ecco che dal laboratorio Spacehab-Johnson Engineering escono le ricette preparate per gli astronauti. Esatto, avete capito bene. Potete chiudere gli occhi e immaginare nuovi mondi fuori dall’oblò. Il vostro palato gusterà polpettoni, pasticcio di ciliegie, pizza pollo e gelato alla vaniglia.

Volete provare? Se pensate che gli Stati Uniti siano un po’ troppo fuori portata per la vostra pausa pranzo, sappiate che il business space-food è online, con consegna internazionale.

Per assaggiare Alien Ice Cream e Astronaut Beef Stew Space Dinner andate su http://astronaut.uspurchase.org.

Che dire? L’America riesce sempre a stupirci. Magari la prossima volta possiamo riesumare le ricette del Titanic, chissà… dallo spazio, agli abissi..

 

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Polaroid polaroid: goodbye istantanea

8 febbraio 2008: Polaroid annuncia la chiusura degli stabilimenti Usa, Messico, Olanda. Polaroid chiude.

Edwin Land, studente di Harvard, lascia l’università a pochi mesi dalla laurea per fondare una sua società: è il 1937 e nasce Polaroid. Produce lenti polarizzate a uso scientifico e militare, ma la prima macchina di quelle così amate dal grande pubblico è prodotta nel 1948.

Modello Swinger: costava 20 dollari e dal 1965 diventa l’oggetto cult di ogni famiglia. 1972: Sir Lawrence Olivier è il testimonial Polaroid in una serie di pubblicità tv che scattano il video di questa istantanea.

Negli anni ’70 Polaroid OneStep. Utilizzata da famiglia, artisti, il quadrato bianco attorno all’immagine estemporanea diventa uno stile. Nel 2000 Polaroid inizia a pensare al digitale. Andy Warhol in una nota del suo diario scriveva che nei tempi in cui si passa di moda, bisogna rimanere fedeli al proprio stile; il parametro necessario per rimanere sulla cresta dell’onda: mai cambiare stile.

I rullini Polaroid termineranno con la fine 2009. Produrremo digitali con mascherine bianche intorno all’immagine?

Se volete condividere e guardare Polaroid attorno al mondo: http://www.polanoid.net/

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Rio de Janeiro: las putas de Daspu

Emanuela de Paula, nuovo stella filante brasiliana, sfila all’hotel Gloria di Rio de Janeiro. Daspu organizza una contro manifestazione alla fashion week brasiliana.

Ma chi è Daspu?

Moda pra mudar. Siamo prostitute. E non è uno slogan.

Insieme alla Ong Davida, un gruppo di professori e giovani designer ha inventato e disegnato questa nuova griffe. ‘Puta life style’. Protagoniste le prostitute di Rio e un nuovo focus, attraverso la moda, sulla loro situazione. L’opportunità di prendere voce.

Vado a vedere il sito e scopro che c’è anche la possibilità di vedere e acquistare la linea estiva. I visi mi piacciono, sono pieni di grinta.

E guardando il back delle sfilate, devo dire che le foto di questi corpi bellissimi, ma poderosi e vitali sembrano così vicini al mio specchio di casa, che non le immagini patinate e ice dei visi al top (model).

Info: http://www.daspu.com.br www.davida.org.br

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Postcard da Sorrentino

Cenerentola romana-Cinderella from Roma, Tor sapienza 2007

‘La verità, Geremia, è che sono una donna malata.

Noi abbiamo il tanfo delle persone malate, Amanda.  Siamo malati. Ma siamo bellissimi.

Di notte a letto ci pare di sentire i rumori della notte, ma quelli non sono i rumori della notte. Sono i rumori della nostra malattia. E allora ci sentiamo morti e perduti. E invece siamo degli angeli.

Degli angeli rumorosi’.

Per Amanda da ‘L’amico di famiglia’ (2005) di Paolo Sorrentino

 

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